mercoledì 11 settembre 2013

La Chiesa lancia l' "azzardo famiglia"

"Rapporto giovani" una ricerca dell'Università Cattolica e dell'Istituto Toniolo

di Simone Baroncia

In vista della settimana sociale di Torino, dedicata alla famiglia l’Università Cattolica e l’Istituto Toniolo, con il sostegno della Fondazione Cariplo, hanno presentato il ‘Rapporto giovani’, nel quale emergono, tra gli obiettivi principali delle nuove generazioni, la formazione di una famiglia e l’apertura alla vita.
L’assistente ecclesiastico generale dell’ateneo voluto da padre Gemelli, mons. Claudio Giuliodori, ha sottolineato questo desiderio dei giovani: “Tra gli obiettivi dei giovani ci sono la formazione di una famiglia e l’apertura alla vita… Perciò è ‘provocatorio’ parlare di ‘minoranza’, seppure creativa: la speranza è quella di essere una realtà riconosciuta, capace di dare sviluppo e speranza al nostro Paese… E’ un’indagine molto interessante che mette in evidenza come certi convincimenti riguardo i giovani siano del tutto impropri. Da questa indagine, molto curata, risulta che i giovani sono fortemente legati ai valori tradizionali, soprattutto al matrimonio ed alla famiglia. A volte questo desiderio si scontra con la realtà, perché non è facile né creare, né conservare in maniera qualificata una vita familiare. Purtroppo vediamo quella che è la situazione sociale; ma alcuni vorrebbero cancellare dall’orizzonte della vita sociale i valori del matrimonio e della famiglia, invece i giovani li portano nel cuore e questo ci dà tanta speranza, sulla quale vorremmo costruire anche una maggiore responsabilità nei giovani, ma soprattutto nelle Istituzioni e nella società, perché se non c’è il sostegno sociale a difesa del matrimonio e della famiglia tutto diventa molto difficile. La Chiesa cerca di tenere viva la riflessione su questi temi. La Settimana Sociale potrà essere di sprone per imboccare le strade più utili per la tutela e la promozione di questo bene straordinario”.
La ricerca ha riguardato un universo di 9000 persone tra i 18 e i 29 anni. Secondo l’indagine, quasi il 60% dei giovani intervistati ha affermato che la famiglia tiene, non rinuncia a pensare di poter formare una propria famiglia e la vede formata mediamente di due figli e oltre. Anche quando si chiede, oltre al numero ideale, quanti figli si pensa realisticamente di avere, tre giovani su quattro rispondono due o più. Solo una marginale minoranza (il 9,2% fra gli uomini e solo il 6,2% fra le donne) pensa di non averne del tutto. Questo significa che se questi giovani fossero semplicemente aiutati a realizzare i propri progetti di vita la denatalità italiana diventerebbe un problema superato. Tale dato risulta rafforzato se si chiede agli intervistati quale è il numero di figli desiderati in assenza di impedimenti e costrizioni: la percentuale di coloro che hanno risposto 3 o più figli risulta superiore al 40%. Però sulla convivenza e matrimonio la scelta dei giovani è molto aperta. Infatti, mentre in passato la grande maggioranza dei giovani usciva dalla casa dei genitori per matrimonio, ora non è più così anche se il matrimonio continua in Italia a mantenere un ruolo centrale. La grande maggioranza di coppie con figli è sposata, e anche tra le nuove generazioni solo una persona su tre non concorda con il fatto che la famiglia si fondi sul matrimonio. Più di un terzo si dice ‘abbastanza d’accordo’ e oltre il 30% è ‘del tutto d’accordo’. Comunque, oltre il 60% degli intervistati ha asserito di essere d’accordo con il fatto che la famiglia è la cellula fondamentale della nostra società e si fonda sul matrimonio, mentre solo l’11,6% è in disaccordo con questa tesi. L’atteggiamento verso la famiglia è risultato abbastanza differenziato tra i giovani intervistati dell’indagine a seconda del fatto che i genitori siano coniugati o separati/divorziati. In particolare l’affermazione sulla centralità del matrimonio ha trovato l’accordo di quasi il 70% dei giovani con genitori coniugati, ma scende al 46% tra chi ha sperimentato il fallimento del matrimonio dei propri genitori. Per quanto riguarda il rapporto figli e genitori sembra ancora inossidabile. Le relazioni tra genitori e figli sono da sempre molto forti nel nostro Paese. L’aumento delle difficoltà che i giovani hanno trovato negli ultimi anni, in carenza di adeguate politiche, hanno ancor più accentuato la necessità di affidarsi al sostegno della famiglia di origine. La famiglia oltre al sostegno strumentale fornisce anche supporto emotivo. Costituisce un punto di riferimento stabile e affidabile al quale fare riferimento in ogni situazione di difficoltà o di disorientamento nelle scelte di vita: di fronte a un futuro incerto la famiglia d’origine rappresenta una fondamentale certezza. Il ruolo cruciale della famiglia nel raggiungere obiettivi importanti nella vita è ampiamente riconosciuto dai giovani intervistati. Oltre l’80% di essi ha affermato che l’esperienza familiare gli è di aiuto nel coltivare le sue passioni e nell’affermarsi nella vita. Oltre l’85% ha affermato poi che la famiglia rappresenta un sostegno nel perseguire i propri obiettivi. Questo significa che la stragrande maggioranza dei giovani trova nella famiglia il più importante punto di riferimento e la maggior fonte di aiuto, ancor più importante di fronte alle difficoltà del paese e alla carenza di investimento e sostegno pubblico verso le nuove generazioni. Però i ragazzi italiani tendono a rimanere in famiglia più a lungo possibile ed il vivere con i genitori, anche dopo i 25 anni, è considerato, a differenza di molti altri paesi dell’Europa nord-occidentale, del tutto normale: a testimoniare che oltre alle difficoltà economiche di conquista di una propria autonomia, vi sono anche motivi culturali che favoriscono una lunga coabitazione tra genitori e figli. Infatti, solo poco più del 10% lo considera per i genitori un peso economico o un problema relazionale. E la maggioranza dei giovani pensa di continuare a contare su un aiuto concreto anche dopo aver lasciato la famiglia di origine. Molto ampio è, in particolare, l’aiuto nel caso di matrimonio. Oltre il 90% ritiene che verrebbe aiutato per l’accudimento dei figli ma anche per eventuali necessità economiche. Oltre l’80% per l’acquisto di una casa. E più della metà per aiuto nelle faccende domestiche e addirittura per una integrazione regolare del reddito. Alta è comunque anche la propensione all’aiuto nel caso di uscita per motivi diversi dal matrimonio. Ad esempio, oltre il 90% ritiene che potrebbe contare sull’aiuto dei genitori nel caso di difficoltà economica nel caso andasse a vivere da solo. Insomma la famiglia è vista come facilitatrice delle relazioni sociali, come un luogo ove ciascuno può esprimere se stesso  (ben il 39,7% è molto d’accordo con questa affermazione e il 47,3% abbastanza d’accordo, pertanto complessivamente ben l’87% esprime accordo) e può scambiare ed entrare in relazione con gli altri. Inoltre la famiglia è considerata da due giovani su tre (oltre il 66%), un luogo di apprendimento primario sia delle modalità di relazione con il contesto sociale sia dal punto di vista normativo. D’altronde i giovani intervistati hanno considerato la famiglia come un rifugio ed un aiuto a guardare il futuro con fiducia: per più della metà degli intervistati la famiglia si configura come rifugio dal mondo (il 27,5 % è molto d’accordo con questa definizione mentre il 35,8 % si dichiara abbastanza d’accordo). Il dato ha evidenziato come le generazioni adulte si muovono con modalità molto diverse all’interno della famiglia e nella società: nella famiglia danno vita ad un luogo dove ciascuno può dire come la pensa e aprirsi agli altri; nella società danno vita a luoghi di sfiducia per fuggire dai quali i giovani vanno a ‘rifugiarsi’ in famiglia. I genitori, prolungando gli aspetti protettivi in famiglia, compensano l’ingiustizia del sociale che essi inconsapevolmente contribuiscono a produrre.

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