Dal libro di Armando Matteo una riflessione sulla "crisi" attuale della dimensione adulta.
Amare significa volere che l'altro possa "diventare mondo", possa essere in quanto altro possa perciò apprezzare la propria singolarità all'interno dell'universo, possa avere coscienza di sé e degli altri in modo compiuto e senza timore, possa pronunciare con verità il proprio io. Possa, in sintesi, sviluppare un proprio desiderio.
Questo è il punto oggi maggiormente in crisi.
Nessuno può accendere e accedere ad un desiderio proprio, ad un proprio coinvolgimento intimo e generoso nel mondo, se prima non abbia avuta accesso alla propria strutturale dimensione di "mancanza".
Non ci siamo dati la vita, la lingua, la cultura, il nome, la famiglia, il corpo, il carattere che pure ci contraddistinguono in maniera infallibile. Viviamo perciò sempre in permanente dialogo con l'altro da noi che è tuttavia in noi, ed è proprio in questo dialogo che alimenta la vita.
Noi umani non siamo un tutto pieno. Una larga porosità ci costituisce e ci mantiene in essere. Una profonda mancanza ci segna dall'inizio e fino alla fine.
Tutto ciò che abbiamo, lo abbiamo in prestito: dovremo riconsegnarlo ad altri dopo di noi. Perfino il nostro corpo ritornerà alla terra, ad altro da noi.
Eppure possiamo anche incidere su tutto questo che abbiamo ricevuto in prestito, possiamo dare un segno e un senso specifico a tutto ciò che ci rende appunto umani.
L'essenziale dimensione e dinamica del desiderio umano trova qui la sua ragione d'essere.
Nessuno può accendere e accedere ad un desiderio proprio, ad un proprio coinvolgimento intimo e generoso nel mondo, se prima non abbia avuta accesso alla propria strutturale dimensione di "mancanza".
Non ci siamo dati la vita, la lingua, la cultura, il nome, la famiglia, il corpo, il carattere che pure ci contraddistinguono in maniera infallibile. Viviamo perciò sempre in permanente dialogo con l'altro da noi che è tuttavia in noi, ed è proprio in questo dialogo che alimenta la vita.
Noi umani non siamo un tutto pieno. Una larga porosità ci costituisce e ci mantiene in essere. Una profonda mancanza ci segna dall'inizio e fino alla fine.
Tutto ciò che abbiamo, lo abbiamo in prestito: dovremo riconsegnarlo ad altri dopo di noi. Perfino il nostro corpo ritornerà alla terra, ad altro da noi.
Eppure possiamo anche incidere su tutto questo che abbiamo ricevuto in prestito, possiamo dare un segno e un senso specifico a tutto ciò che ci rende appunto umani.
L'essenziale dimensione e dinamica del desiderio umano trova qui la sua ragione d'essere.
L'amore vero è cura della mancanza dell'altro, cura che l'altro, cioè, possa fare esperienza di questa dimensione fondamentale dell'esistenza e aprirsi perciò alla dinamica del desiderio.
Si colloca pertanto sul versante opposto dell'attuale versione narcisistica dell'amore che gli adulti esprimono.
Si colloca pertanto sul versante opposto dell'attuale versione narcisistica dell'amore che gli adulti esprimono.
Ebbene [...] l'adulto che manca è proprio l'adulto che non sa immaginare la sua mancanza; che, più radicalmente, non sa accettare la mancanza. Che in una parola rifiuta l'umano per come esso è. Perciò non riesce a incarnare la logica autentica del desiderio e, di conseguenza, non è più in grado di trasmettere la chiave d'accesso alla generazione che viene.
La crisi dell'amore è pertanto crisi del desiderio.
La crisi dell'amore è pertanto crisi del desiderio.
Nessun commento:
Posta un commento