Vademecum per pellegrini che si stancano spesso
di Jean-Paul Hernandez
In effetti ogni passo è l'inizio di un precipitare. E' una perdita di equilibrio, una possibile caduta. Il passo è uno squilibrio tra due brevi momenti di equilibrio. Si può dire che il passo è quel "sapere" che trasforma che trasforma la caduta in uno spostamento in avanti. Si vede bene nei bambini piccoli, quando iniziano a "saper camminare". Ogni spostamento della gamba è un terribile rischio! Così è la fede. Essa non cancella l'instabilità umana ma la trasforma in un progresso.
Come il camminare in posizione verticale, la fede è qualcosa di "quasi innato" nell'uomo. Anzi di specifico. Gli antropologi parlano di "homo viator". Eppure è qualcosa che si impara. Senza l'esempio e l'accompagnamento del genitore il bambino camminerebbe in modo molto goffo. Così la fede è accompagnata da un "maestro" che insegna a "saper credere". Questa "madre nella fede" può essere la famiglia, la comunità, un amico, dei testimoni. E' ciò che i primi cristiani hanno chiamato "la Chiesa".
Il cammino del credente non è un evitare i rischi, non è un cercare la stabilità o una quiete - solo un morto è stabile! Il credente è e deve essere uno squilibrato, uno sbilanciato. Il camminare nella fede è quella sapienza che porta il corpo, squilibrio dopo squilibrio, al luogo del suo desiderio. Perciò nella Bibbia l'immagine del credente è quella del pellegrino. Cioè di qualcuno che arriverà alla metà dopo che tanti suoi squilibri saranno diventato amore.
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