I cento anni dalla nascita di Giuseppe Dossetti.
di Simone Baroncia
L’unica possibilità e la condizione pregiudiziale di una ricostruzione stanno proprio in questo: che una buona volta le persone coscienti e oneste si persuadano che non è conforme al vantaggio proprio restare assenti dalla vita politica e lasciare quindi libero campo alle rovinose esperienze dei disonesti e degli avventurieri”: sembrano parole attuali, ma sono state pronunciate nel marzo del 1945, da Giuseppe Dossetti, di cui il 13 febbraio ricorre il centenario della nascita. Durante la Resistenza partecipa alla lotta armata e dopo il 25 aprile è chiamato a Roma, cooptato dalla Democrazia Cristiana. Deputato alla Costituente e alla Camera e vicesegretario della DC di De Gasperi, in anni di intensa lotta politica, Dossetti cerca una via politica originale: la costruzione di una democrazia ‘sostanziale’. Nel 1947 fonda la rivista ‘Cronache Sociali’, riferimento delle
migliori energie del partito democristiano e fucina di tantissimi quadri politici. Nel 1951 si ritira dal Parlamento, dal partito e dallo stesso impegno universitario. Si trattava per lui di lavorare profondamente per un rinnovamento della Chiesa che solo avrebbe consentito una diversa qualità della politica dai parte dei cattolici.
Decisivo è l’incontro con il cardinale Giacomo Lercaro. Si dedica alla ricerca storico teologica fondando il Centro di Documentazione e dando vita alla comunità monastica ‘La piccola famiglia dell’Annunziata’ a Monteveglio. Dopo una breve esperienza nel Consiglio comunale di Bologna, nel 1959 è ordinato sacerdote. Durante il Concilio Vaticano II è collaboratore di Lercaro e pro-vicario. A lui si deve lo studio di importanti articoli della Costituzione Italiana e del Concilio Vaticano II.
Sul versante politico Giuseppe Dossetti, membro dell’Assemblea costituente (25 giugno 1946-22 dicembre 1947), non considerò mai la politica in una logica di ideologia cattolica; con questo impegno fece approvare dai Padri Costituenti gli artt. 2 e 3 della Costituzione, che recepiscono un’idea pluralista della società, totalmente rispettosa dei diritti originari della persona, singola o associata; sempre a lui si deve l’impostazione dell’art. 7, che regola i rapporti tra lo Stato e la Chiesa cattolica.
Nel 1946 Dossetti intervenne nell’Assemblea Costituente dichiarando che “perché si possa vedere nella nuova Costituzione un rispetto effettivo e non soltanto formale della coscienza cattolica del popolo italiano, è necessario che non si contraddica a quella fondamentale realtà storica con cui si è composto un dissidio secolare sistemando i rapporti tra Stato e Chiesa: non si può quindi fare a meno del riconoscimento dei patti esistenti”. Ed a proposito del matrimonio Dossetti ha segnalato: “La indissolubilità del matrimonio si giustifica con la necessità della ricostruzione morale, che è il fondamento della ricostruzione sociale, economica e politica, per realizzare la quale la Costituente è riunita”. Perciò, nelle relazioni stenografate del periodo, Dossetti scorge nell’indissolubilità matrimoniale l’affermazione di una condizione essenziale affinchè nella famiglia si possa effettuare quella rinuncia all’egoismo che è la base di tutta la ricostruzione.
Sul versante dell’impegno ecclesiale, Dossetti partecipò al Concilio Vaticano II in qualità di teologo di mons. Lercaro. Dibatté moltissimo sul rilievo determinante del battesimo come fonte dell’appartenenza alla Chiesa e sulla collegialità episcopale. Dossetti si adoperò perché, attraverso la riforma liturgica e la sua riorganizzazione interna, la Chiesa recuperasse un’essenzialità e una povertà che ne rendesse più accessibile il messaggio da parte degli uomini. Nel merito Dossetti è convinto che la Costituzione conciliare sulla liturgia, ‘Sacrosanctum Concilium’ si riferisca alla pienezza dell’esperienza cristiana: “Vorrei sottolineare i suoi momenti di forza: prima di tutto essa, per il suo soggetto stesso, tocca veramente la totalità dell’esperienza cristiana nella sua qualità più piena… Un altro punto di forza della Costituzione liturgica consiste nel fatto che essa non solo ha per oggetto l’esperienza cristiana nella sua pienezza, non solo tocca la globalità della comunità cristiana, ma tocca questa globalità perché tocca il Cristo presente nella sua attualità”.
E nel suo ultimo testo-appello ai cristiani, ‘Sentinella, quanto resta della notte’, Dossetti invita a non perdere la lucidità necessaria per riconoscere i segni dell’aurora: “Ma anche la Chiesa, se non si spiritualizza ancor di più, se non si volge all’interno invece che all’esterno, se non si volge alla parola che sente sussurrare dentro di sé… dallo Spirito che attesta che Gesù è il Verbo, il Verbo di Dio, la Chiesa che cerca in qualche altro modo dei sostegni, dei puntelli, delle aggregazioni sociali di ogni tipo, delle cose che avrebbero dovuto ormai persuadere che non tengono!... e che non sono adeguate alla verità del tutto divina che noi dobbiamo professare: la Chiesa stessa, se non si fa spirituale, non riuscirà ad adempiere alla sua missione e a collegare veramente i figli del Vangelo!... E cedendo invece alla sua voce ed alla sua volontà, dobbiamo più esclusivamente contare solo su di Lui, per credere in Lui, contare solo su di Lui, per credere
nella forza del suo Vangelo, nell’eternità, nella sua Pasqua”.
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