Intervista a Rodolfo Focherini, figlio del nuovo beato.
di Simone Baroncia
Sabato 15 giugno a Carpi è stato proclamato ‘beato’ Odoardo Focherini. Nato il 6 giugno 1907, cresce nella realtà ecclesiale carpigiana e dentro l’Azione cattolica, che lo forma ad una spiritualità solida e senza crucci, priva di esibizionismo; l’attenzione agli ultimi, l’amore
concreto e solidale per il prossimo lo spingono a inserirsi pienamente nella realtà ecclesiale e civile del suo tempo. Nel 1930 sposa Maria Marchesi: tra il 1931 e il 1943 nascono sette figli: Olga (deceduta nel 2007), Maddalena, Attilio (deceduto nel 1946 a 11 anni), Rodolfo (che mi ha concesso questa intervista), Gianna, Carla, Paola. Nel 1936 diventa presidente dell’Azione Cattolica Diocesana. Tra il 1929 e il 1942 Odoardo Focherini è regista e cronista di importanti avvenimenti diocesani, i Congressi Eucaristici, che segnano profondamente la vita religiosa e sociale del tempo. Nel 1939 assume l’incarico di amministratore delegato del quotidiano cattolico L’Avvenire d’Italia, con sede a Bologna. Nel 1942 comincia l’attività di Odoardo Focherini a favore degli ebrei.
Nel marzo del 1944, presso l’ospedale di Carpi, Odoardo è arrestato dalle SS mentre cerca di organizzare la fuga di Enrico Donati, l’ultimo ebreo che riesce a salvare e trasportato al campo di Gries (Bolzano); da Gries è deportato in Germania, nel campo di Flossenburg e poi nel sottocampo di Hersbrück, dove muore a 37 anni il 27 dicembre 1944, dopo aver salvato 105 ebrei dalla deportazione nei lager. Ad assisterlo nei momenti estremi Teresio Olivelli (del quale pure è stata avviata la causa di beatificazione e che Odoardo aveva salvato da morte certa, sfamandolo di nascosto, ovviamente togliendosi il pane di bocca). Solo a guerra ultimata, il 6 giugno del 1945, la triste notizia arriva a Maria. Da quel giorno in poi le attestazioni di stima non si sono mai fermate. Tra i vari riconoscimenti ricevuti, la Medaglia d’oro delle Comunità Israelitiche italiane (Milano, 1955) e il titolo di Giusto fra le Nazioni (Gerusalemme, 1969), la Medaglia d’oro della Repubblica Italiana al Merito Civile alla memoria (2007). Il processo di beatificazione era iniziato nel 1996.
(Leggi l'intervista a Rodolfo Focherini, figlio del beato)
Nel marzo del 1944, presso l’ospedale di Carpi, Odoardo è arrestato dalle SS mentre cerca di organizzare la fuga di Enrico Donati, l’ultimo ebreo che riesce a salvare e trasportato al campo di Gries (Bolzano); da Gries è deportato in Germania, nel campo di Flossenburg e poi nel sottocampo di Hersbrück, dove muore a 37 anni il 27 dicembre 1944, dopo aver salvato 105 ebrei dalla deportazione nei lager. Ad assisterlo nei momenti estremi Teresio Olivelli (del quale pure è stata avviata la causa di beatificazione e che Odoardo aveva salvato da morte certa, sfamandolo di nascosto, ovviamente togliendosi il pane di bocca). Solo a guerra ultimata, il 6 giugno del 1945, la triste notizia arriva a Maria. Da quel giorno in poi le attestazioni di stima non si sono mai fermate. Tra i vari riconoscimenti ricevuti, la Medaglia d’oro delle Comunità Israelitiche italiane (Milano, 1955) e il titolo di Giusto fra le Nazioni (Gerusalemme, 1969), la Medaglia d’oro della Repubblica Italiana al Merito Civile alla memoria (2007). Il processo di beatificazione era iniziato nel 1996.
(Leggi l'intervista a Rodolfo Focherini, figlio del beato)
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