lunedì 10 febbraio 2014

Chiamati a dare esempio di comunione

L'invito del card. Ballestrero alla corresponsabilità
di Simone Baroncia

La Conferenza episcopale del Piemonte ha deciso di iniziare l'iter per la causa di beatificazione del cardinale Anastasio Ballestrero, carmelitano, già arcivescovo di Torino e presidente della Cei dal 1979 al 1985: “Con gioia, in modo plebiscitario c’è l’annuncio dell’avvio dell’inchiesta diocesana per la causa di beatificazione-canonizzazione del card. Anastasio Ballestrero e di Suor Maria Carola del Cottolengo”. 
Nato a Genova il 3 ottobre 1913, entrato giovanissimo nell'ordine dei carmelitani, Ballestrero è stato a lungo una figura centrale nella vita della Chiesa italiana. Preposito generale dei carmelitani scalzi per due mandati, partecipò come perito al Concilio Vaticano II. Paolo VI lo nominò nel 1973 come arcivescovo di Bari e poi nel 1977 lo trasferì alla guida della Chiesa di Torino, proprio mentre la città viveva la stagione difficilissima degli Anni di piombo. 
Da presidente della Cei guidò la riflessione che nel 1981 portò al documento "La Chiesa italiana e le prospettive del Paese" e il cammino che portò al Convegno ecclesiale di Loreto nel 1985 intorno al tema "Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini". 
Lasciata la guida dell'arcidiocesi di Torino nel 1989, morì il 21 giugno 1998. Da11'8 all'11 dicembre 1983 l'Azione Cattolica Italiana ha celebrato in Roma la V Assemblea Nazionale, per il rinnovo del Consiglio e l’elaborazione del programma di formazione e di attività apostolica. A sostegno ed orientamento di tale impegno il Cardinale Presidente della C.E. I., Card. Anastasio A. Ballestrero, indirizzò il giorno 11 febbraio 1984 all'Assistente Ecclesiastico Generale dell'A.C.I., Mons. Fiorino Tagliaferri, la lettera che pubblichiamo di seguito.

Eccellenza, con riferimento alla Assemblea che l’Azione Cattolica ha tenuto a Roma nel dicembre scorso e nelle prospettive degli impegni ecclesiali che l’Associazione ha delineato in quella circostanza, desidero far pervenire, per Suo cortese tramite, alcune riflessioni della Presidenza della CEI, in vista di una sempre più vigorosa e ordinata corresponsabilità missionaria della Chiesa. Poiché ‘l’A.C.I. si caratterizza per lo speciale rapporto con i Vescovi e la loro Conferenza Episcopale, che ne hanno ripetutamente affermata la singolare validità, sostenendone ed accompagnandone l’impegno (Criteri di ecclesialità dei gruppi, movimenti, associazioni, in Notiziario CEI, 22 maggio 1982, n. 25), ci sembra, infatti, opportuno manifestare, ancora una volta, la nostra responsabile sollecitudine verso tutta l’Associazione. Intendiamo, innanzi tutto, confermare la piena fiducia dei Vescovi italiani nell’Azione Cattolica, di cui riconosciamo ed apprezziamo la serietà di dedizione formativa ed apostolica, la fedeltà al Magistero ed alle indicazioni pastorali della Gerarchia, la continuità del servizio alla vita ed alla missione delle Chiese locali. Le scelte pastorali per gli anni ‘80 impegnano tutta la Chiesa italiana a consolidarsi nella comunione, per una presenza sempre più qualificata e per una costruttiva animazione evangelica nella vita del nostro paese. E’ un impegno per il quale i Pastori fanno affidamento sulla partecipazione piena e qualificata dell’Azione Cattolica, perché esso si radica nella natura stessa della Chiesa e riguarda anche le prospettive della società italiana. La responsabilità che ne deriva ai dirigenti, ai soci, agli assistenti ecclesiastici è di grande rilievo. Ed è conseguente a quella collocazione dell'Azione Cattolica nella vita e nella missione della Chiesa, che la Dottrina Conciliare ha messo in piena luce, che il Magistero dei Sommi Pontefici ha insistentemente ribadito e che Giovanni Paolo II ha autorevolmente riassunto, affermando che pur non essendo questa l'unica forma di associazione laicale, i laici dell’Azione Cattolica sono chiamati ad una singolare forma di ministero ecclesiale. Il Santo Padre, rivolgendosi ai soci, indica con chiarezza lo scopo del loro associarsi: vi riunite in associazione per impegnarvi alla diffusione del Vangelo, poiché ‘la vostra adesione personale all'associazione intende esprimere un impegno non episodico, ma permanente, una presenza visibile; una scelta di vita’. Egli aggiunge che questo i soci intendono fare aderendo all'ACI, che è ‘un'istituzione qualificata di apostolato, promossa dalla stessa Gerarchia, dalla quale ricevete un esplicito mandato (Udienza ai Delegati della V Assemblea Nazionale dell'AC1, 9 dicembre 1983, n. 4). Siamo certi che tutta l’Associazione, ed in particolare gli organismi che la dirigono, vorranno non solo accogliere questo Magistero, ma anche approfondirne il contenuto ed assumerne le conseguenze, affinché di fatto, nella sua realtà concreta, l’ACI sia sempre più conforme a quel progetto ecclesiale che la definisce e la accredita. A questo scopo, ci sembra doveroso offrirvi alcune indicazioni, con le quali pensiamo anche di venire incontro alla sincerità delle vostre attese ed alla generosità dei vostri intendimenti.
1. - L'ACI è chiamata a qualificarsi sempre più in quel ‘rilancio della dimensione spirituale’ che il Santo Padre stesso chiede: un rilancio della spiritualità per trasformare il mondo (ivi, n. 2). Questo impegno appartiene alla migliore tradizione dell'ACI, nella quale sono fiorite tante vocazioni sacerdotali e religiose e sono maturate generazioni di laici decisi a fare dell'apostolato la ragione della propria vita nel servizio della comunità, nel matrimonio e nella famiglia, nella professione, nella vita sociale. Questo impegno è oggi più che mai urgente. E deve contribuire a suscitare ragazzi, giovani, adulti, la cui personalità, illuminata dall'autentica fede della Chiesa, cresca in pienezza di umanità attraverso la comunione vitale con Cristo. Una simile personalità cristiana, inoltre, deve esprimersi sia con il contributo alla crescita della comunità ecclesiale, sia nello sforzo di ‘impegnare la fede nella realtà temporale’, come è detto nel nostro documento ‘La Chiesa italiana e le prospettive del Paese’ (23.10.1981, n. 21) e come lo stesso Santo Padre vi ricordava, nel Suo discorso del 12 febbraio 1983, invitandovi ad una vivacità apostolica che sia capace di permeare del Vangelo le diverse espressioni culturali, le manifestazioni di costume, la mentalità corrente. Vi è chiesta chiarezza e coerenza di fede. Ma è proprio la fede che vi spinge a farvi presenti, credibili ed operosi nella realtà socio-culturale, affinché ‘il rilancio della dimensione spirituale’ sviluppi una autentica ed efficace ‘armonizzazione tra spiritualità ed operosità, maturità umana e capacità di animazione cristiana’ (Giovanni Paolo II, Udienza ai Delegati della V Assemblea Nazionale dell'AC1, 9 dicembre 1983, n. 2).
2. - La vostra Associazione si caratterizza per la piena destinazione e dedizione alla vita ed alla missione della Chiesa locale. Là si costruisce, vive, opera l'Azione Cattolica, per divenire, come dice il Papa, scuola di apostoli e di discepoli, che vivono per la Chiesa locale in cui si trovano, a servizio della sua vita e del suo progetto pastorale. La vostra è ecclesialità di laicato diocesano associato per il servizio alla vita della Chiesa locale, con i Pastori che la guidano, con le persone che la compongono, con le sue tradizioni, le sue risorse ed i suoi problemi, con il suo cammino. E' una ecclesialità di laicato diocesano che si esprime nella piena adesione alle direttive ed alle indicazioni del Vescovo, nella collaborazione attiva con il presbiterio e con gli organismi pastorali, nella condivisione sul piano pastorale diocesi e delle parrocchie. La ‘conformità alle finalità della Chiesa e la comunione con il Vescovo’ sono per voi più che requisiti di ecclesialità (cfr. Criteri di ecclesialità dei gruppi, movimenti, associazioni, nn. 10-12). Sono la ragion d'essere dell'ACI: la sintesi delle sue motivazioni e delle sue finalità. La vostra deve essere una ecclesialità missionaria di laici che si inseriscono nella vita degli uomini, nel territorio, nel contesto socio-culturale, con l'annunzio e la testimonianza, con la partecipazione promozionale, con competenza e con il genio della carità. Siete chiamati ad essere soggetti attivi e responsabili di una storia da fare alla luce del Vangelo (La Chiesa italiana e le prospettive del Paese, n. 23), condividendo, nella diocesi, l'impegno della cooperazione tra le Chiese e la missione di tutta la Chiesa. Questa ecclesialità di servizio alle Chiese locali è necessario che caratterizzi anche il lavoro degli organismi centrali dell'ACI: il Consiglio Nazionale, la Presidenza Nazionale, il Centro Nazionale. Mentre, da un lato, tali organismi accompagnano e coordinano la vita delle associazioni locali, sostenendo la formazione dei soci e dirigenti e le iniziative apostoliche, al tempo stesso devono accoglierne la vitalità e le esigenze, in modo da esprimere una reale comunione con la base associativa nella formulazione delle proposte, nella elaborazione dei sussidi, nella scelta delle persone e nel loro opportuno avvicendamento. E’ necessario, perciò, che questi organismi mantengano e sviluppino quel rapporto costante, già in atto, con la CEI, affinché tutta l'associazione nazionale partecipi alla elaborazione delle scelte dei Vescovi e le condividano per un sicuro cammino di tutta la Chiesa italiana.
3. - A tutti i livelli, l'ACI deve distinguersi per una sempre più limpida testimonianza di unità (Giovanni Paolo II al Consiglio Nazionale, 12 febbraio 1983, n. 5). Essa è una Associazione nella quale confluiscono persone diverse per età, professione, cultura, sensibilità apostolica, vocazione personale. Queste diversità ne arricchiscono la vita interna e ne moltiplicano la capacità di presenza capillare nel tessuto umano, a condizione che si accompagnino nella comunione, purificandosi ed animandosi di spiritualità evangelica, di mentalità e stile ecclesiale, di volontà sincera e disinteressata di servizio. Tale comunione è l'anima del dialogo e del, confronto interno, ricercati per la valorizzazione di tutte le risorse da destinare insieme alla missione della Chiesa ed alla causa umana. E deve qualificare tutta la vita associativa: dall’amicizia leale e fraterna tra le persone alla stima reciproca tra le articolazioni, dalla progettazione delle iniziative agli adempimenti di una democraticità organizzativa, che sia chiaramente ecclesiale. Tanto più che, nelle Chiese locali ed in tutta la Chiesa italiana, l'Azione Cattolica è chiamata a dare esempio di comunione: anzi, a farsi promotrice di comunione fra tutte le realtà ecclesiali, ed in particolare tra le aggregazioni laicali, affinché sia veramente efficace la varietà dei contributi che offrono alla crescita della comunità cristiana ed alla sua missione nel Paese. 
Nell'esprimere queste riflessioni e questi orientamenti, mentre porgiamo il più vivo augurio per il prossimo triennio a tutta l'Associazione, con un particolare pensiero al Presidente Prof. Alberto Monticone, assicuriamo il ricordo al Signore e da Lui, per l'intercessione della Vergine Santissima, invochiamo luce, forza e benedizione.

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