mercoledì 5 febbraio 2014

L'Azione Cattolica nel cuore

Il card. Pironio all'assemblea costitutiva della FIAC del 8 novembre 1991.
di Simone Baroncia

Eduardo Francisco Pironio (Nueve de Julio, 3 dicembre 1920 – Roma, 5 febbraio 1998) nel 1974 fu invitato da Paolo VI a predicare gli esercizi spirituali alla Curia Romana.
Nel 1984 fu nominato da Giovanni Paolo II presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, dove tra l’altro collaborò a ideare le Giornate mondiali della gioventù.
Il 23 giugno 2006 il cardinale Camillo Ruini, vicario del papa per la diocesi di Roma, ha aperto la fase diocesana del suo processo di beatificazione.
Nel suo testamento spirituale il cardinale Pironio scrisse: "Magnificat! Rendo grazie a Dio per aver potuto consumare le mie povere forze e talenti nella dedizione ai carissimi laici, l'amicizia e la testimonianza dei quali mi hanno arricchito spiritualmente. Ho amato molto l’Azione Cattolica…".
Riportiamo di seguito le riflessioni del cardinale all'assemblea costitutiva FIAC del 8 novembre 1991 quale presidente del Pontificio Consiglio per i Laici:

Introduzione 

Desidero iniziare con tre osservazioni:
I. Un invito alla speranza: “Dio prepara una nuova primavera del Vangelo”. “Se si guarda superficialmente al nostro mondo, impressionano i non pochi fatti negativi che possono portare al pessimismo. Ma questo è un sentimento ingiustificato; abbiamo fede in Dio Padre e Signore… che sta preparando una grande primavera cristiana di cui già si intravede l’inizio” (RM 86). L’AC deve esprimere questa speranza e favorire la fioritura di questa nuova primavera;
II. Una chiamata a un urgente impegno ecclesiale: “E’ venuta l’ora di intraprendere una nuova evangelizzazione” (CFL 34). I fedeli laici, protagonisti di questa nuova evangelizzazione. L’AC è particolarmente chiamata ad esserlo per l’esigenza intrinseca del suo impegno ecclesiale.
III. Una proposta di cammino comunionale: lo Spirito di Dio sta ricreando l’AC all’interno di una Chiesa mistero di comunione missionaria: 
a - Mistero: itinerario e scuola di santità;
b - Comunione: con i Pastori, con il resto del Popolo di Dio, con le altre associazioni…
c - Missione: presenza, annuncio, invio ad gentes;
con sincera fedeltà a Cristo, alla Chiesa, all’uomo; in profonda comunione ecclesiale con la gerarchia con particolare dinamismo missionario; con speciale apertura alle diverse associazioni di AC in altri Paesi, mantenendo sempre l’irrinunciabile configurazione con la Chiesa locale in comunione con Pietro; con una presenza sempre più evangelica e ecclesiale nel mondo, come speciale forma di una Chiesa “sacramento universale di salvezza”.

I - Un po’ di storia

I.1 - Gran parte della promozione associativa, spirituale e apostolica dei laici nella Chiesa, specialmente durante la prima metà del XX secolo, si è concentrata sulla proposta e sullo sviluppo dell’AC. Il riferimento all’AC emerge già al tempo del pontificato di Pio IX e del Concilio Vaticano I, e viene utilizzato per abbracciare molte diverse iniziative, opere e associazioni del cosiddetto “movimento cattolico” della fine del secolo scorso/inizio di quello attuale. Sappiamo che acquisterà un orientamento e strutture più precise con il pontificato di Pio XI, che la considerava una “ispirazione provvidenziale”.
Questo Papa - chiamato “dell’Azione Cattolica” - per i numerosi documenti pubblicati e per le iniziative intraprese per il suo sviluppo - è stato altresì il “Papa delle missioni”; ambedue gli appellativi si coniugano con una crescente esigenza di evangelizzazione di fronte le sfide poste dalla “scristianizzazione” e dalle nuove forme di inculturazione e di presenza del cristianesimo.
Lo sviluppo dell’Azione Cattolica può considerarsi come uno di quei “movimenti di riforma” che, senza proporselo né saperlo, “preparavano” il Concilio Vaticano II. C’è una compenetrazione fra questo sviluppo dell’Azione Cattolica e i movimenti di rinnovamento liturgico, ecclesiologico, ecumenico ecc. Le riflessioni ecclesiologiche - e quelle sulla “teologia del laicato” dagli anni ’30 ai ’60 presuppongono e fanno esplicito riferimento all’Azione Cattolica. L’Azione Cattolica ha aiutato a riscoprire e a realizzare la vocazione e la dignità del laico nella Chiesa, il significato più radicale e pieno dei sacramenti di iniziazione cristiana per tutti i battezzati, la condizione del “sacerdozio comune”, la partecipazione del popolo alla liturgia, la rinnovata autocoscienza della Chiesa come Corpo di Cristo e Popolo di Dio, una più viva appartenenza e comune responsabilità nelle comunità cristiane.
Per tutto questo, possiamo concludere che l’Azione Cattolica, nella diversità delle sue forme, ha significato una grande semina e una scuola che ha diffuso formazione, participazione e promozione dei laici nella vita e nella missione della Chiesa “Siate Chiesa!” (Pio XII). In essa si sono forgiate generazioni di un laicato militantie con forte coscienza di fedeltà ecclesiale e da essa sono venuti leaders cattolici nei più diversi ambiti della vita ecclesiale e secolare.
I.2 - Il Concilio Vaticano II ha ripreso e coronato questa tradizione associativa dell’ Azione Cattolica. Nelle diverse fasi della sua preparazione e realizzazione non sono mancate difficoltà e malintesi e molto dibattito si è fatto su di essa. C’è stata una varietà di concezioni e di posizioni, al punto tale che nei testi preparatori si sono segnalate “massime difficoltà” per arrivare ad un chiaro accordo. Questo ha avuto un riflesso anche sui dibattiti nell’aula conciliare. Alla fine è stata presa una decisione chiara, incoraggiante, però flessibile per abbracciare realtà diverse secondo la diversità delle sue forme in Chiese di contesti e tradizioni differenti.
Nel dinamismo della “promozione del laicato”, alla luce della rinnovata ecclesiologia di comunione, raccomandando vivamente l’”apostolato associato dei fedeli” e le “forme organizzate dell’apostolato secolare” come risposta adeguata alle “esigenze umane e cristiane dei fedeli” e allo stesso tempo, segno di comunione e di unità della Chiesa in Cristo (cf AA 18), il Concilio Vaticano II ha sottolineato l’importanza dell’Azione Cattolica e precisato le sue note caratteristiche (cf AA 20, 21). Ha sottolineato la necessaria simultaneità di queste quattro note:
- il fine apostolico della Chiesa
- la responsabilità propria dei laici nella direzione
- l’organicità di comunione
- sotto la superiore direzione della gerarchia: diretta collaborazione con i Pastori.

II - Guardando al futuro a partire dalla ricchezza del presente

II.1 - Ora assistiamo ad una nuova tappa di rinnovamento. E’ esigenza di “comunione e collaborazione” - come afferma la Christifideles laici - in un tessuto pluriforme di esperienze associative, dentro le quali l’Azione Cattolica deve approfondire il suo tipico profilo, la sua originalità, la sua peculiarità (CFL 31).
Un altro aspetto importante da tenere in conto è quello dei profondi mutamenti che si sono verificati attraverso una più vasta, capillare e diversificata partecipazione dei fedeli alla vita delle Chiese particolari e delle comunità. Sono nati “piani pastorali”, nuove strutture pastorali e di concertazione - consigli pastorali, consigli di laici, Sinodi locali, comunità ecclesiali di base… sviluppo di ministeri non ordinati, varietà di iniziative e circuiti, nuove opere… In questo nuovo scenario l’Azione Cattolica ha dovuto approfondire anche il suo compito di animazione, di formazione, di stimolo.
La scristianizzazione crescente ha posto nuove sfide alla Chiesa, richiedendole una più profonda comprensione del suo essere missionaria e una più partecipata ed efficace evangelizzazione. Certe realtà dell’Azione Cattolica si appoggiavano su di un popolo che in maggioranza continuava a confessarsi cristiano, senza un più grande impegno di fede incisiva e matura. Il Concilio è stato principalmente un avvenimento missionario. Paolo VI lasciava come testamento la straordinaria Evangelii nuntiandi e Giovanni Paolo II non si stanca di bandire una “nuova evangelizzazione”. L’Azione Cattolica è sfidata a dimostrare la sua vitalità missionaria, il suo contributo indispensabile a questo disegno missionario di tutta la Chiesa, il carisma evangelizzatore che le è proprio fin dalle origini e che ora deve esprimersi nelle nuove condizioni sociali e culturali contemporanee.
II. 2 - Dentro il nuovo tessuto partecipativo di comunione nella Chiesa e della pluriformità di modalità associative, qual è l’identità, l’originalità, la novità dell’Azione Cattolica e il suo peculiare contributo per l’edificazione e la missione della comunità cristiana? Per rispondere a questa domanda occorre procedere a una rilettura e ad un approfondimento delle note caratteristiche indicate dal Concilio. Credo soprattutto che le note “A” e “D” si dovrebbero approfondire come base della singolarità dell’Azione Cattolica nella Chiesa oggi, in conformità alla sua tradizione.
A - (ECCLESIALITA’)
“Il fine immediato” dell’Azione Cattolica in effetti è “il fine apostolico della Chiesa” vale a dire evangelizzare e santificare gli uomini e formare cristianamente la loro coscienza, in modo che possano impregnare di spirito evangelico le diverse comunità e i diversi ambienti (AA 20, a). L’Azione Cattolica non è definita, come altre associazioni, da finalità specifiche, come obiettivi o ambienti specifici di apostolato, realizzazione di opere di misericordia o di carità, pedagogie speciali di formazione, spiritualità proprie… Fonda la sua identità sullo stesso fine apostolico della Chiesa. Questo fine apostolico è la missione di evangelizzazione, in quanto edificazione della Chiesa, sacramento di salvezza e di unità del genere umano. Però questo fine generale di concretizza, si traduce, risulta inculturato mediante il cammino pastorale delle comunità cristiane guidate dai loro Pastori. Per questo, l’Azione Cattolica si definisce, più concretamente, dalle priorità e obiettivi pastorali della Chiesa particolare nella quale è inserita, presi nella loro globalità, organicità e quotidianità.
Si può concludere dicendo che il fine dell’Azione Cattolica è la quotidiana e organica edificazione della comunità ecclesiale al servizio degli uomini. Paolo VI così la definiva il 25 aprile 1977: “E’ chiamata a realizzare una singolare forma di ministerialità laicale, finalizzata alla plantatio ecclesiae e allo sviluppo della comunità cristiana, in stretta unione con i ministeri ordinati”. Questo stesso significato è stato ripreso da Giovanni Paolo II nei suoi discorsi alla IV Assemblea dell’Azione Cattolica Italiana (27/10/80), alla V Assemblea (8/12/83) e alla VI Assemblea (25/6/86)…
Da tutto questo si deduce che l’Azione Cattolica si colloca essenzialmente, organicamente, al servizio della Chiesa locale e del suo progetto pastorale.
L’Azione Cattolica non ha voluto mai darsi una superstruttura internazionale. A partire dalla sua comunione affettiva ed effettiva con il successore di Pietro, i suoi riferimenti e luoghi d’inserimento risultano essere soprattutto la diocesi e le parrocchie, là dove si esprimono le componenti più svariate del popolo di Dio nell’unità. Il suo luogo teologico è la comunità cristiana, centrata nell’Eucaristia, nella Parola di Dio, nella crescita della fede dei battezzati nel’irradiazione della carità. Se la plantatio ecclesiae è necessaria in tutti gli ambienti - di qui l’importanza dei “settori” o delle “specializzazioni” - l’Azione Cattolica non può mai perdere la sua organicità e il suo legame “popolare” (in quanto manifestazione del Popolo di Dio e singolare ministerialità per il suo cammino).
In questa “nuova evangelizzazione” l’Azione Cattolica è particolarmente chiamata alla “formazione di comunità ecclesiali mature, nelle quali cioè la fede sprigioni e realizzi tutto il suo originario significato di adesione alla persona di Cristo e al suo Vangelo, di incontro e di comunione sacramentale con Lui, di esistenza vissuta nella carità e nel servizio” (CFL 34). “Con l’evangelizzazione la Chiesa è costruita e plasmata come comunità di fede; più precisamente, come comunità di una fede confessata nell’adesione alla Parola di Dio, celebrata nei sacramenti, vissuta nella carità quale anima dell’esistenza morale cristiana. In fatti la Buona Notizia tende a suscitare nel cuore e nella vita dell’uomo la conversione e l’adesione personale a Gesù Cristo Salvatore e Signore; dispone al Battesimo e all’Eucaristia e si consolida nel proposito e nella realizzazione della vita nuova secondo lo Spirito” (CFL 33).
B. - (ORGANICITA’ E COLLABORAZIONE CON LA GERARCHIA)
Altra caratteristica distintiva dell’Azione Cattolica è la sua stretta, organica comunione, la sua speciale disponibilità, con la gerarchia. Questo da un doppio versante. Da un lato, da parte della gerarchia si riconosce, si autentica e si associa più strettamente l’Azione Cattolica come servizio di edificazione e di sviluppo ecclesiale. I Vescovi sono pastori di tutto il gregge. Fanno discernimento di tutti i carismi. Tutti convocano e educano alla comunione della verità e della carità. Però hanno il diritto e la necessità di associare più strettamente alcuni collaboratori, a somiglianza di quegli uomini e quelle donne che collaboravano più da vicino con gli apostoli nell’evangelizzazione, faticando molto per il Signore. Dall’altro l’Azione Cattolica è definita e impegnata in un’esigenza che è maggior responsabilità e non mero rapporto di “privilegio” con la gerarchia.
L’Azione Cattolica è un’associazione pubblica per eccellenza. Questo rapporto si caratterizza a partire dalla “superiore direzione della gerarchia”. Ciò vale per tutte le associazioni e movimenti. Però per l’Azione Cattolica ha una connotazione speciale. E’ la gerarchia che stabilisce il quadro generale e gli obiettivi che l’Azione Cattolica fa suoi. Ha inoltre i poteri di intervenire nella vita associativa che le dà il Codice.
Però questo non vuol dire che sia annullata la responsabilità dei suoi dirigenti laici né la libera iniziativa dei suoi associati.
C. - (LAICITA’)
Altro elemento fondamentale che caratterizza l’Azione Cattolica è la sua tradizione di formazione cristiana dei suoi membri e la sua irradiazione pedagogica in seno a tutto il Popolo di Dio, attraverso il suo inserimento elle parrocchie e diocesi. L’ Azione Cattolica non si dà un programma specifico di formazione, ma collabora nella catechesi generale delle comunità cristiane. Il suo servizio formativo è specialmente rivolto a tutte le componenti del Popolo di Dio, attraverso vari itinerari e vuol essere integrale, organico, evolutivo e comprende la formazione spirituale, teologica, apostolica, pastorale e umana. Se i destinatari sono soprattutto i laici, l’Azione Cattolica promuove in modo speciale tutte le vocazioni che sono indispensabili e arricchiscono il Popolo di Dio.
II.3. - Queste sono solo alcune riflessioni relative alle nostre radici comuni, alla grande e nobile tradizione in cui vi riconoscete, ad una identità associativa - spirituale, ecclesiale, apostolica - che è propria dell’Azione Cattolica.
Tutto questo è frutto del carisma peculiare che avete ricevuto.
Sì, è il carisma dell’Azione Cattolica! Pio XI non si riferì a una “ispirazione provvidenziale” al servizio della Chiesa? Quelle radici e tradizione non si qualificano semplicemente per le “funzioni” che l’Azione Cattolica compie, ma per i doni dello Spirito Santo che la animano e la guidano, che suscitano una formazione e una vita nuova dei “fedeli laici”, che caratterizzano intimamente lo stile, il servizio, le opere che sono di Azione Cattolica. Ora, queste radici, tradizione e identità dell’ Azione Cattolica sono state vissute attraverso molti diversi cammini nelle varie Chiese locali, nelle parrocchie, nelle diocesi, nelle nazioni.
Sebbene l’Azione Cattolica Italiana abbia sempre avuto un carattere esemplare e sia stata la prima a nascere, la più vicina alla presenza e agli orientamenti dei successivi Pontefici, non si può parlare di un “modello” uniforme di Azione Cattolica. Diciamo che essa ha vissuto un processo di “inculturazione” nelle diverse realtà sociali, culturali ed ecclesiali in cui è stata promossa e in cui è cresciuta come preziosa articolazione associativa e irradiazione catechistica e apostolica di presenza cristiana.
Voi vi scoprite ora molto uniti in quella radice, tradizione e identità, però diversi nei vostri cammini e nelle vostre proprie forme organizzative. Anche per l’Azione Cattolica si può parlare di unità nella pluriformità. Forse questo si potrebbe indicare sottolineando il Magistero Pontificio sull’Azione Cattolica come base fondamentale della sua unità e l’incorporazione dell’Azione Cattolica nelle Chiese locali come la dimostrazione della sua multiformità.

III. - Il Forum

III.1 – In questa dialettica indissociabile tra la universalità e la localizzazione propria della Chiesa Cattolica, vorrei terminare con un riferimento esplicito a questo Forum, al Forum Internazionale di Azione Cattolica.
Dalla genesi stessa di questa iniziativa, il PCL l’ha appoggiata con entusiasmo e speranza. L’abbiamo visto e percepito come un segno e una premessa del rilancio dell’Azione Cattolica nella Chiesa universale, già lontano da quel periodo di “prova” e ora in pieno vigore espansivo.
Non per caso l’iniziativa cominciò a prendere forma durane la VII Assemblea mondiale del Sinodo dei Vescovi e si sviluppò alla luce dell’Esportazione apostolica postsinodale Christifideles Laici (cf CFL 31). Non è questa una sintesi luminosa degli insegnamenti del Concilio Vaticano II sui laici, un discernimento della sua attuazione durante i primi anni post-conciliari e il quadro organico e orientativo per un rilancio della partecipazione di tutti i laici alla vita e missione della Chiesa?
III.2 - Si potrebbe dire anche che il Forum Internazionale inaugura una tappa di maggior apertura e incontro dell’Azione Cattolica a livello universale. Non sono mai mancate le aperture e i contatti internazionali. Però ogni Azione Cattolica a livello nazionale manteneva solo vincoli sporadici con e altre “Azioni Cattoliche nazionali”.
Forse ciò fu accentuato dalle difficoltà sofferte in quel periodo di crisi, di prova, durane la prima fase del post-concilio. In tal modo, mentre altre associazioni e movimenti ecclesiali si davano un’articolazione e una dinamica internazionali, potenziando il loro protagonismo, la realtà dell’Azione Cattolica si esprimeva solo a livello nazionale.
E questo in un mondo sempre più socializzato e interdipendente, in quell’estendersi sorprendente dell’universalità della Chiesa e davanti a eventi internazionali sempre più significativi e rilevanti.
Anche per lo stesso PCL era difficile avere l’Azione Cattolica come interlocutore a livello internazionale. Non sono mancate buone, feconde relazione con l’Azione Cattolica Italiana, con quella Spagnola, Argentina… però quando si trattava di eventi e organizzazioni internazionali, nello stesso elenco delle OIC e dei movimenti ecclesiali, mancava la realtà unitaria dell’Azione Cattolica come bene della Chiesa universale.
III.3 - Benvenuto sia dunque questo Forum! E’ chiamato ad esprimere, a livello universale la rinnovata vitalità di una tradizione che si fa proposta associativa e apostolica per tutte le Chiese…
Per quelle Chiese che hanno da ricostruirsi, anche nei suoi laici, dopo la fine delle persecuzioni sofferte.
Per quelle Chiese giovani, missionarie che hanno bisogno di un laicato adulto perché la comunità cristiana sia pienamente formata e sia testimone più trasparente della comunione di cui è sacramento.
Per quelle Chiese in cui molti Pastori continuano un po’ sconsolati a dire: “abbiamo dei buoni laici, ma non un laicato”.
Ora è certo che nella storia dell’Azione Cattolica è stata sempre respinta l’idea di un super-organismo internazionale che avesse funzioni direttive sulle associazioni locali, nazionali. Questo avrebbe snaturato quello che è peculiare, distintivo della comune tradizione di ogni “Azione Cattolica” o la sua feconda obbedienza alla gerarchia locale (ordinari diocesani, conferenze episcopali) e o il suo diretto, pronto, fedele riferimento di servizio ai suoi orientamenti e programmi pastorali.
Per questo è necessario che il Forum sia solo questo, cioè “forum”, luogo di incontro, di scambio, di collaborazione, di promozione dell’Azione Cattolica, senza cadere nella tentazione di costituire una super-struttura direttiva. E’ questo lo spirito che ha guidato il PCL per il quadro normativo del Forum che state studiando e che non dubito comprenderete e accetterete. 

Conclusione

Siamo in un momento provvidenziale di profondo rinnovamento - nello Spirito - dell’AC:
- per le nuove sfide;
- per la nuova coscienza di una Chiesa comunione missionaria;
- per l’appello urgente del Papa per una nuova evangelizzazione.
Ci guidi un autentico amore obbediente al Papa e ai Pastori.
Ci guidi lo Spirito Santo.
Ci accompagni sempre Maria, nostra Madre e Madre della Chiesa, “Stella dell’evangelizzazione”, prima ed esemplare discepola del Signore.

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